sabato 30 novembre 2019

Il monolitico self-titled degli "Shadow of The Colossus"

Torniamo nel lontano 2010, periodo in cui il deathcore per come lo conosciamo oggi stava toccando il punto di diffusione massima con band come Carnifex, Suicide Silence, Chelsea Grin e Whitechapel. Uno degli ascolti che più però al tempo avrebbe meritato attenzione è il monolitico self-titled di una band chiamata "Shadow of The Colossus" ispirati dall'omonimo videogioco con un immaginario davvero d'impatto.

Un piccolo tributo? O un apprezzamento spasmodico
per il videogioco?

Per chi mi conosce saprà che il deathcore è stato una priorità dei miei ascolti, ma ormai non lo è più da anni (per semplici motivazioni che magari spiegherò meglio in un video) ma ciò non toglie che gli album davvero buoni riesca ad ascoltarli anche al giorno d'oggi senza problemi, soprattutto se si parla di album che sono longevi anche ora. Bene, questo self-titled è uno di quei release da pelle d'oca che dovrebbe rimanere scolpito nei capisaldi del genere assieme ad altri debutti del calibro di quello dei Carnifex .
Ad un primo ascolto quest'album potrebbe essere bollato come "deathcore standard" ma un ascolto un pelo più attento vi metterà davanti a una verità ben più sconcertante in quanto la capacità d'esecuzione dei membri e la produzione sono riusciti a rendere ogni canzone di quest'album un monolite pronto a rifarci l'arcata dentaria. Vi parlo anche della produzione perchè se al giorno d'oggi tutto è super plastico e con suoni poco convincenti, tempo addietro la produzione era troppo grezza per essere davvero apprezzabile; con quest'album degli Shadow of The Colossus siamo nella perfetta via di mezzo tra questi due estremi che sono stati capaci di creare uno dei sound più incredibili che abbia mai potuto apprezzare in un album di questo genere.
Infine per chiudere in bellezza vi dico che la spinosa questione BREAKDOWN qui è assolutamente gestita in modo diligente, non vi è un breakdown fuori posto o realizzato in modo troppo prevedibile, in quest'album tutto è al posto giusto e dal mio punto di vista vi ho appena parlato di uno degli album migliori che tutto il genere ha da offrire. Insomma se lasciate andare quest'album sappiate che vi state perdendo una perla ormai andata di un genere che al giorno d'oggi difficilmente riesce a sfornare cose di questo calibro.

PS: Menzione d'onore per la fantastica traccia strumentale intitolata in modo geniale "Instrumental" che taglia a metà l'album concedendo all'ascoltatore un momento di pausa tra due atti quasi teatrali di pura rabbia e violenza.


VOTO: 9/10



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